Come scrivere una tesi di laurea una piccola guida

Quelli che seguono sono consigli sparsi, non strutturati, nati sostanzialmente dalla lettura delle tesi di laurea di qualcuno e messi a disposizione di chi ancora deve scrivere la propria tesi. Molte indicazioni valgono anche pert le tesi triennali, più corte.

  • La prima cosa da fare, prima ancora di chiedere l’argomento di tesi, sarebbe quella di leggersi alcuni libri su come si fa una tesi di laurea. Anche se vecchi (cercateli in una biblioteca), un primo libro da leggere è quello di Eco (1977): è fondamentale per capire a quale docente è meglio chiedere la tesi, su quale argomento, come scegliere un proprio argomento e così via. Vi dà anche un’idea di cosa significa fare una tesi di laurea.
    Per chi fa una tesi di argomento psicologico diventa utile leggere anche il libro di Petter (1995). Un’altro testo di facile consultazione è quello di Pedon e Galluccio (1998).
  • E’ vero che ogni studente italiano giunto alla tesi di laurea ha passato all’interno delle istituzioni scolastiche almeno 16 anni, ma questo non significa essere capaci di scrivere una tesi in un buon italiano, soprattutto se bisogna anche adattarsi allo stile in voga nell’ambito della materia in cui si fa la tesi. In psicologia, ad esempio, sono da preferirsi frasi semplici con qualche coordinata e/o relativa, congiuntiva… I processi logici devono essere espressi chiaramente e i legami fra una frase e la successiva devono essere espliciti. Questo è esattamente il contrario del processo “taglia e incolla” usato in molte tesi.
  • Il meccanismo del “taglia e incolla” va sicuramente bene per una prima brutale stesura che lo scopo di raccogliere le idee; dopo di che il testo DEVE diventare vostro, ovvero deve essere riscritto con parole vostre.
    • Leggete un articolo, un libro e copiate i pezzi che vi sembrano più significativi, più importanti o che vorreste dire anche voi. Mettete SEMPRE quello che copiate fra virgolette, meglio se usate quelle angolari (« », così vi ricordate che stavate copiando), indicate il libro e la pagina da cui state copiando. Riportate fra parentesi quadre o in nota, tutti i dati del libro. In questo modo avete già le informazioni per stendere la bibliografia.
    • Se avete copiato pezzi interi da libri e da articoli (sono le parti fra « »), dopo averli messi nell’ordine che vi serve, rileggete tutto attentamente e riscrivete di nuovo USANDO LE VOSTRE PAROLE. Usate le citazioni con parsimonia, e in particolare solo quando la frase che volete citare costituisce un incredibile sunto di saggezza o è ormai parte integrante della tradizione.
    • Le citazioni devono comparire nella vostra tesi in modo che si capisca chi le ha dette e dove le avete trovate. Quindi, mettetele fra virgolette (” “) e inserite nelle vicinanze, il riferimento bibliografico con l’indicazione della pagina.
    • Se la citazione è breve (1 o 3 righe) va sicuramente nel testo, in corpo normale (non corsivo) e fra virgolette. Se è lunga, oppure se la volete mettere in evidenza, va messa in un paragrafo a parte, leggermente rientrato rispetto al testo normale. In questo caso, non usate le virgolette, ma potete anche usare un font più piccolo e un’interlinea leggermente inferiore.
    • Se avete tradotto e copiato pezzi interi di articoli, ma non li avete ri-scritti, state attenti a non usare anglicismi: l’inglese mette la virgola anche davanti all’ “and” di una numerazione, l’italiano no; l’inglese mette tutti gli aggettivi davanti al sostantivo, per l’italiano una “buona donna” è diversa da una “donna buona”; evitate di italianizzare l’inglese: ad es. “support” non è supportare (che era un arcaismo anche se è ormai utilizzato da tutti, soprattutto in “computerese”), ma sostenere, dare sostegno, aiuto; “confirmatory” non è confirmatorio ma confermativo. Usate un buon dizionario.
  • Se la vostra è una tesi sperimentale, siete autorizzati a proporre le vostre idee personali nel paragrafo delle ipotesi di ricerca, nell’interpretazione dei dati e nelle conclusioni.
  • Nella parte teorica della tesi, dovete utilizzare il più possibile le idee che avete trovato in letteratura (provenienti dalla ricerca bibliografica) e quando mettete dei vostri commenti, fate in modo che sia chiaro che sono VOSTRI commenti.
  • Nell’ambito della psicologia, per i riferimenti bibliografici, si usa prevalentemente il sistema autore-data (e in particolare le norme APA, American Psychological Association). Questo sistema ha il vantaggio di permettere un uso parsimonioso delle note a piè di pagina.
  • Mentre stendete il testo dei vari capitoli della tesi, scrivete subito anche la Bibliografia finale usando le norme APA. Altrimenti può capitare che non ricordiate più da dove avete preso una certa idea o chi ha espresso una certa ipotesi o teoria.
  • Usate con estrema parsimonia le Note a piè di pagina, perché rompono il flusso del discorso logico. Se quello che volete dire nelle note è MOLTO importante, trovate il modo di inserirlo nel testo. Se non è molto importante, considerate la possibilità che non serva a nulla.
  • Le note che si usano (in genere) in psicologia sono del tipo: “Usiamo il termine inglese coping perché non esiste modo di esprimere in italiano lo stesso concetto con una sola parola” e simili. Note del tipo “cfr. Pallino (1957)” vanno nel testo.
  • In psicologia, per quanto riguarda i numeri, si adotta generalmente la notazione inglese, per cui 2,250 significa duemila duecentocinquanta, mentre 2.250 significa 2 virgola 250. Se la cosa non vi piace, potete anche adottare la notazione italiana e ribaltare le cose, ma evitate in modo assoluto di mischiare i due sistemi, chi legge sarebbe costretto a capire dal contesto se si tratta di una virgola o di un punto decimale e non sempre il contesto può aiutare.
  • Fanno eccezione gli indici di correlazione, che oscillano fra -1 e +1 per tutta la gamma intermedia. Poiché le correlazioni perfette sono rarissime, e quelle che vengono utilizzate sono tutte inferiori a 1, è invalsa l’abitudine di sopprimere lo 0 (zero) iniziale. Quindi anziché scrivere 0.75, scriviamo solo .75. E siccome una virgola davanti ad un numero è brutta (,75), è meglio usare il punto (.75).
  • Analogamente per la probabilità associata ad una statistica. E’ possibile scrivere “p=0,021” ma sta meglio “p=.021”.

Alcune regole italiane di scrittura

  • In italiano la punteggiatura è generalmente seguita da uno spazio: quindi dopo un punto, un punto e virgola, una virgola, i due punti… mettete uno spazio! Invece le parentesi tonde non necessitano di ulteriori spazi interni. Scrivete dunque “(questa è una parentesi)” e non “( anche questa )”.
  • In italiano esistono le lettere accentate: àèéìòù. Ad eccezione della e, tutte le altre hanno sempre l’accento grave; inoltre le tastiere italiane propongono solo le lettere accentate corrette. Invece, per la e, il discorso cambia. Si usa “è” per la terza persona del verbo essere e si usa anche per “cioè, caffè, , ahimè, ohimè, piè, diè, stièe scimpanzè“, ma per tutto il resto (“perché“, “poiché“, “affinché“, , ….) si usa l’accento acuto. In genere, chi usa tastiere “Windows” utilizza la “e” sbagliata per i “perché, poiché…”; al contrario chi usa tastiere “Macintosh”, usa la “e” sbagliata per “è”.
  • Capita spesso di dover usare delle parole straniere. Le regole italiane sono molto chiare: se la parola straniera è entrata nell’uso della lingua italiana o nel lessico particolare della materia (in questo caso la psicologia), il termine straniero non si declina, né seguendo le regole della lingua straniera né seguendo quelle dell’italiano. Se invece la parola straniera non è entrata nell’uso dell’italiano o della materia, allora va posta fra virgolette o in corsivo e si declina secondo le regole della lingua da cui proviene. Quindi termini come “item”, “test”, ecc. (che sono ormai entrati nell’uso comune della psicologia) vanno sempre scritti al singolare, senza virgolette e in corpo normale. Se invece volete considerarle come ‘parole straniere’, mettele fra virgolette oppure scrivetele in corsivo (e declinatele: item, items, test, tests).

Scrivere in Word, in Open Write altro

  • se scrivete la tesi usando un computer, potete usare diversi programmi di scrittura. Word è parte della suite Microsoft Office) ed è a pagamento così come StarOffice(una volta di Sun) e il recente Oracle Open Office (ex StarOffice), mentre le suite OpenOffice e LibreOffice sono open-source e quindi gratuite. In genere i computer con il sistema operativo Windows contengono anche WordPad e alcuni una versione della suite Works (sempre di Microsoft); per svariate ragioni è meglio non usarle.
  • Tutte queste suite contengono una parte dedicata alla scrittura di testi (Word per Microsoft Office, Write per Star, Open e LibreOffice) e tutti questi sottoprogrammi si assomigliano abbastanza fra loro.
  • Una delle caratteristiche presenti è la possibilità di assegnare ad ogni paragrafo uno “stile”. Titoli e sottotitoli sono degli stili predefiniti (si chiamano “Titolo 1”, “Titolo 2” e così via in Word, “Intestazione 1”, “Intestazione 2” … in Open e LibreOffice. Se usati questi stili predefiniti, vi sarà poi facile costruire l’indice della tesi in modo automatico.
  • Sia in Word che in Open, l’indice automatico percmette di saltare direttamente ad un capitolo, paragrafo o sottoparagrafo a partire dall’indice (usando ctrl+click del mouse).
  • La maggior parte dei programmi di scrittura ha anche un apposito comando che verifica l’ortografia del testo. Usatelo! Anche se siete molto bravi in italiano, vi scapperà sicuramente un qualche errore ortografico. Se perdete il vostro tempo a correggere a mano gli accenti sbagliati, non vi accorgerete degli “a” senz’acca o dei “ce lò”… Perché fare brutta figura inutilmente? Inoltre, dopo 50 volte che leggete il vostro testo, non vi accorgereste di un errore nemmeno se fosse scritto in caratteri cubitali; voi ormai leggete quello che sapete di aver scritto e non quello che avete effettivamente scritto. Prima di chiudere definitivamente il lavoro di tesi, chiedete a qualcuno di rileggere la vostra tesi e di correggervi gli errori.

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