Eros e Thanatos nel pensiero di Sigmund Freud

Nell’opera Al di là del principio del piacere, pubblicata nel 1920, accanto alle pulsioni sessuali Sigmund Freud riconosce l’esistenza di una pulsione antagonistica, la pulsione di morte, cioè una tendenza distruttiva inerente alla vita stessa. Quando le pulsioni di morte sono rivolte verso l’interno, esse tendono all’autodistruzione, ma poi possono essere dirette anche verso l’esterno, assumendo così la forma di pulsioni di aggressione e di distruzione. Di conseguenza, nella realtà psichica le pulsioni si presentano sempre come ambivalenti, caratterizzate cioè dalla compresenza dei due princìpi di vita e di morte, per i quali Freud adopera i nomi greci di Eros e Thanatos. D’altra parte, la costitutiva duplicità dell’amore, il fatto che esso sia intrinsecamente connesso a ciò che sembra essere il suo opposto, vale a dire la morte, era già stata riconosciuta nel testo fondativo di una secolare tradizione di riflessione erotologica, vale a dire il Simposio di Platone. Figlio di Poros, la Risorsa, e di Penia, la Penuria, Eros compare fin dall’inizio come un metaxý, vale a dire non come una realtà “semplice”, ma come un intreccio di principi antagonisti. Come è poi confermato da una pluralità di testi, letterari e filosofici, ricorrenti nella cultura occidentale da Platone fino al Novecento, la realtà peculiare dell’amore si esprime specificamente come impossibilità di essere “soltanto uno”. come il non poter essere unione, senza essere al tempo stesso separazione, appropriazione senza perdita, appagamento senza insoddisfazione, felicità senza dolore, vita senza morte.

L’analisi dell’opposizione freudiana di Eros e Thanatos – a partire dal saggio Al di là del principio di desiderio-godimento – richiederebbe almeno un libro a sé; qui chiederemo al lettore di accontentarsi solo di alcuni enunciati apodittici.

Si dice che la distinzione e tensione tra Eros e Thanatos appartenga all’ordine del mito – come mitici sono moltissimi aspetti della teoria di Freud (l’Edipo, la scena primaria, l’uccisione del padre dell’orda, ecc.). E siccome la cultura moderna ha voluto rompere con ogni infiltrazione del mitologico nel discorso razionale, i miti freudiani hanno finito col discreditare la psicoanalisi agli occhi di molti.

Eppure già Platone, agli inizi del razionalismo occidentale, ci mostrava come, a un certo punto, le verità possano essere dette dal filosofo solo raccontando miti. Il Socrate di Platone decostruisce, è inconcludente; ma poi, quando occorre passare a enunciare delle verità positive, solo dei miti – raccontati da non filosofi, e che Socrate si limita a riportare – possono dirle. Come Platone, anche Freud non si limita alla decostruzione, a un certo punto ricorre a costruzioni mitiche. Eppure, il pensare l’esistenza umana come tensione tra spinte di vita e di morte, anche se si tratta di una mitologia, è il punto forse più perspicuo di tutto il complesso sistema freudiano.

Per Freud la guerra è inevitabile, perché l’esistenza dell’uomo è la combinazione di Éros (“amore”) e di Istinto di morte. La pretesa di vanificare la guerra è irrealizzabile perché la guerra appartiene alla “natura” dell’uomo, costituita appunto dalla lotta tra Éros e Thánatos (“morte”), amore e odio. La guerra è l’espressione estrema dell’istinto di morte. Mentre l’amore, sostiene Freud, è impulso a unire, l’odio è l’impulso a dividere. Éros costruisce, Thánatos distrugge.

Sennonché Freud non vede che ogni costruzione è una distruzione e che ogni distruzione è una costruzione. Costruire una casa significa distruggere una radura; distruggere una casa significa produrre una radura. Un’implicazione, questa, già nota non solo a Hegel e a Marx, ma anche, già prima di Platone, a Empedocle. (È vero che per Freud Éros e Thánatos non agiscono isolatamente, ma sono sempre “mescolati”, ma si tratta di una mescolanza estrinseca dove ognuno dei due fattori mantiene il proprio carattere di forza unificante e separante, e la risultante della loro mescolanza è semplicemente dovuta alla prevalenza quantitativa di uno dei due.)

Ma tra Éros e Thánatos esiste una solidarietà ancora più profonda, più radicale, più essenziale. Éros è anche, per Freud, il principio della pace. Non nel senso espresso da quel “principio del Nirvana” che in Freud finisce col coincidere con Thánatos: ma della pace feconda, costruttiva. Eppure esiste un sottosuolo in cui Éros e Thánatos vivono la stessa vita.


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