Il passo preliminare indispensabile per addentrarsi nella complessa concettualizzazione freudiana consiste nel tracciare una mappa della sua metapsicologia, cioè delle sue teorie relative alla struttura e al funzionamento della mente umana.
Senza dimenticare che il pensiero di Freud è in continua evoluzione e che quanto segue è il risultato della sistematizzazione di una teoria dinamica mai assestata su parametri definitivi e immodificabili.Delineare le modalità di funzionamento psichico consente di comprendere in maniera più organica i concetti che si sono già incontrati e quelli che saranno esposti successivamente.
La teoria della mente di Freud emerse da L’interpretazione dei sogni come una psicologia cognitiva coerente basata sull’idea che tutte le azioni mentali abbiano una causa e una rappresentazione nel cervello. La teoria include quattro concetti basilari.
Primo, i processi mentali operano prevalentemente in maniera inconscia; il pensiero conscio e l’emozione sono l’eccezione piuttosto che la regola. Questa ipotesi è un’estensione del tentativo di Freud di sondare, al di sotto dei fenomeni superficiali della vita mentale, la realtà più profonda.
Secondo, nessun aspetto dell’attività mentale è un semplice rumore del meccanismo cerebrale. Gli eventi mentali non avvengono a caso, ma sono sottoposti a leggi scientifiche. In particolare, seguono il principio del determinismo psichico, secondo il quale le associazioni nella memoria di un individuo sono connesse in maniera causale agli effettivi eventi della sua vita. Ogni evento psichico è determinato dall’evento reale che lo ha preceduto. L’associazione di idee governa la vita mentale conscia e inconscia, ma lo fa lungo percorsi cerebrali nettamente diversi.
Terzo, fondamentale per svelare i segreti dell’inconscio umano è il pensiero di Freud sull’irrazionalità: di per sé, essa non è anormale, è invece il linguaggio universale degli strati inconsci e più profondi della mente umana. Questa idea porta naturalmente alla conclusione successiva, vale a dire che la funzione mentale normale e quella anomala si trovano lungo un continuum. Qualunque sintomo nevrotico, non importa quanto strano possa apparire al paziente, non è tale per la mente inconscia, perché è correlato ai processi mentali precedenti.
Come Freud sottolineò più tardi, i primi due di questi concetti, che Brenner chiamava le “due ipotesi fondamentali della psicoanalisi”, non sono del tutto originali. Il pensiero di Freud a proposito dei processi mentali inconsci era influenzato dalle sue letture filosofiche, in particolare dagli scritti di Arthur Schopenhauer e di Friedrich Nietzsche. Allo stesso modo, il suo assunto che nulla nella vita psichica di una persona avvenga per caso trae le sue origini da Aristotele, il quale per primo ipotizzò che la memoria richiede l’associazione di idee, un concetto elaborato più tardi da John Locke e dai filosofi empiristi britannici e, più tardi ancora, dagli psicologi comportamentisti Ivan Pavlov e Edward Thomdike.
Per Freud l’associazione di idee nella mente inconscia spiega il determinismo psichico. Lapsus, pensieri apparentemente non correlati, motti di spirito, sogni e immagini all’interno di un sogno sono in relazione con gli eventi che li hanno preceduti e sono in coerente e significativa connessione con il resto della vita psichica di un individuo. La metodologia centrale di un trattamento psicoanalitico – le libere associazioni – deriva da questo assunto.
Quella che si è dimostrata la più originale e importante idea di Freud è che l’attività mentale segue leggi scientifiche. I filosofi, da Aristotele a Nietzsche, ebbero profonde intuizioni sulla mente umana, ma nessuno di essi pensava che la mente fosse governata da principi scientifici. E anche se gli psicologi comportamentisti che vennero dopo Freud condussero studi sperimentali, ignorarono ampiamente i processi mentali che intervenivano tra lo stimolo e la risposta a esso.
